Calabria (€65 milioni), Friuli Venezia Giulia (60) e Emilia Romagna (60) guidano la classifica degli incentivi regionali per lo sviluppo delle Comunità energetiche rinnovabili (CER) e l’Autoconsumo collettivo (AC). In totale, gli incentivi regionali ammontano a 416 milioni. Lo riporta un nuovo studio Agici-Accenture intitolato “Modelli per promuovere le comunità energetiche: un’opportunità per le utilities”.
“La maggior parte degli incentivi disponibili a livello regionale sono incentivi a fondo perduto che provengono dal Fondo Europeo per lo Sviluppo regionale (FESR): 330 miliardi di euro su un totale di 416 miliardi. Il FESR è distribuito dall’UE in modo proporzionale alle varie regioni in base a degli indici di sviluppo socio-economico e ha l’obiettivo di appianare le differenze regionali negli Stati membri”, ha scritto Agici-Accenture.
Secondo il rapporto i bandi per gli incentivi regionali durano circa 3-4 mesi; una durata maggiore del periodo per le domande consentirebbe una maggiore adesione. La maggior parte dei bandi FESR non sono comunque ancora attivi. Altre difficoltà sono legate al fatto che la maggior parte dei provvedimenti faccia riferimento ad ampi ambiti e non specificatamente alle comunità energetiche. Difficile anche capire quali siano i soggetti che hanno diritto a richiedere l’incentivo.
A livello complessivo sono disponibili circa 2,6 miliardi dei quali 2,2 miliardi provengono dalle risorse stanziate per le comunità energetiche dal PNRR. Il programma PNRR individua Pubbliche Amministrazioni, famiglie e microimprese in Comuni con meno di 5.000 abitanti come primari beneficiari del fondo. L’obiettivo è di installare almeno 2 GW entro il 2026.
Secondo il rapporto, il 57% dei comuni con meno di 5.000 abitanti si trova nel nord Italia, con Piemonte e Lombardia in testa (circa il 19% del totale nazionale per ciascuna regione).
Il programma prevede di sbloccare la prima parte dei fondi (100 milioni nel 2023), ma sono al momento bloccati e dovrebbero partire entro 60 giorni dal Decreto Attuativo del MASE. Gli stanziamenti annuali aumenteranno a 800 milioni nel 2024, a 900 milioni nel 2025 per poi diminuire a 400 milioni nel 2025.
A fine 2022 erano presenti un totale di 30 progetti realizzati, tra AUC e CER. Guida in questo caso il Piemonte. La maggior parte dei progetti (56) sono in fase di realizzazione.
Il rapporto suggerisce di promuovere il coinvolgimento delle utilities che, al momento di pubblicazione, erano coinvolte solo nel 22% dei casi. Definisce poi diversi modelli per lo sviluppo dell’autoconsumo.
Quattro le configurazioni considerate: AUC, CER tra residenziali, CER tra amministrazioni pubbliche e residenziali, CER tra residenziali e piccole e medie imprese (PIM). Il periodo di ammortamento varia da 5 anni per le CER con PIM a 8 anni per AUC senza contributo PNRR; tra 3 e 6 anni con contributo PNRR.
Nel rapporto pubblicato a maggio, Agici-Accenture scrivono che i prossimi passi a livello normativo sono: l’approvazione della bozza e l’entrata in vigore del decreto MASE, l’entrata in vigore del Testo integrato autoconsumo diffuso (TIAD), il decreto del Ministero su proposta del GSE con le regole operative per l’accesso ai benefici entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto MASE) e la pubblicazione sul GSE delle aree sottese alle singole cabine primarie. Quest’ultima comunque non prima del 30 settembre.
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