Le prime comunità energetiche in Italia serviranno come modello di sviluppo per altre comunità. Legambiente punta a realtà svantaggiate, per sostenere le famiglie meno abbienti a pagare le bollette.
“La Comunità energetica nel quartiere di San Giovanni a Teduccio, nella periferia est di Napoli, è un modello di riferimento per diverse comunità energetiche che vogliono puntare sulla dimensione sociale di questa opportunità,” Ottavia D’Agostino, referente di Legambiente Campania, ha detto a pv magazine Italia.
Secondo D’Agostino, il percorso intrapreso a San Giovanni a Teduccio per realizzare la prima comunità energetica dell’Italia Meridionale è utile per una serie di motivazioni: ha dato a Legambiente gli strumenti per intervenire nelle consultazioni per i decreti attuativi e per il Testo Unico di Arera, ha permesso a Legambiente e altre associazioni di capire e superare le difficoltà burocratiche, sta consentendo a Legambiente di replicare il modello in altre realtà svantaggiate.
I primi passi verso la creazione della Comunità Energetica Rinnovabile e Solidale (CERS) di Napoli est sono stati presi prima della pandemia, dopo la pubblicazione del decreto Milleproroghe. L’iniziativa è frutto della collaborazione di tre soggetti: Fondazione con il Sud, Legambiente Campania e Fondazione Famiglia di Maria.
La Fondazione con il Sud ha investito circa 100 mila euro per la realizzazione dell’impianto fotovoltaico da 53 kW, con un sistema di accumulo da 13 kWh. I tre soggetti hanno promosso dei laboratori di educazione energetica per spiegare i vantaggi ai possibili interessati.
“L’immaterialità dell’energia rende le campagne di sensibilizzazioni più difficili rispetto a temi come lo smaltimento dei rifiuti. Questo soprattutto in realtà dove l’ambiente e l’energia non solo le priorità per le comunità locali, anche per via di difficoltà sociali ed economiche. In generale, comunque, manca un’educazione energetica in Italia” ha spiegato la referente di Legambiente Campania.
Il progetto è stato accolto con interesse da molte famiglie del quartiere, ma si è scontrato presto contro l’impossibilità di far partecipare famiglie non afferenti al perimetro della cabina secondaria. L’impianto è stato dimensionato per 40 famiglie, ma al momento sono allacciate circa 20 famiglie.
Il progetto è stato poi formalizzato a dicembre 2020, con l’atto costitutivo. Anche in questo caso non sono mancate le difficoltà, per via della novità legislativa, che ha reso anche il lavoro del notaio più complicato.
Legambiente ricorda che la comunità è stata poi bloccata dal comune di Napoli che lamentava la natura storica dell’edificio, difficoltà superate attraverso l’intervento della regione Campania. Il progetto è stato sbloccato a dicembre 2021.
“Abbiamo presentato la domanda telematica al GSE per essere riconosciuti come Comunità energica e per poter poi ricevere la tariffa premio per l’energia condivisa nei primi mesi del 2022. La richiesta è stata rifiutata ad agosto 2022 per questioni formali. Abbiamo rimandato la pratica e abbiamo ricevuto risposta positiva a dicembre 2022. Anche in questo caso avvertiamo uno snellimento delle procedure. Il GSE riuscirà a gestire questa esperienza, non più nuova, sempre più velocemente, soprattutto dopo la pubblicazione dei decreti attuativi,” ha detto D’Agostino.
I cambiamenti legislativi attesi per i prossimi mesi dovrebbero permettere alla Comunità di Napoli est di allacciare altre famiglie in prossimità del progetto, afferenti ad altre cabine secondarie, ma alla stessa cabina primaria.
“Sempre a livello nazionale abbiamo creato sulla base del Modello di San Giovanni la rete non formale CERS (Comunità energetiche rinnovabili e solidali), insieme di soggetti di realtà già costituite, ma anche altri privati e altre istituzioni, per scambiarci informazioni” ha spiegato D’Agostino.
Legambiente vuole utilizzare lo statuto per nuove comunità energetiche in altre aree svantaggiate. Sta per esempio organizzando una serie di incontri a Scampia per lanciare una comunità energetica solidale.
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