Vuoto normativo potrebbe intaccare immagine e futuro dell’agrivoltaico – AIAS

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La mancanza di norme sull’agrivoltaico potrebbe intaccarne l’immagine, obbligando enti locali a legiferare in materia in modo talmente restrittivo da poterne intaccare lo sviluppo nel lungo periodo.

“Ritengo che non definire i criteri per la sostenibilità dell’agrivoltaico rischi di creare dei fraintendimenti che obbligano gli enti proposti a imporre legislazioni molto restrittive,” Giancarlo Ghidesi, vicepresidente dell’Associazione Italiana Agrivoltaico Sostenibile (AIAS), ha detto a pv magazine.

Il rischio è anche legato ai maggiori rischi legati all’agrivoltaico rispetto alle installazioni tradizionali. La movimentazione legata alle attività agricole in prossimità degli impianti, per esempio, aumenta il rischio di elettrocuzione.

Anche per questo, secondo Ghidesi, è necessario definire le caratteristiche spaziali e tecnologiche degli impianti.

“Non ci sono ancora le idee molto chiare. Il decreto sull’agrivoltaico è stato notificato alla Commissione Europea e ancora non pubblicato. Le linee guida del Ministero per l’Ambiente e Sicurezza Energetica (prima Ministero per la Transizione Ecologica), che sono in circolazione da più di un anno, hanno dato delle dichiarazioni che vanno chiarite meglio. Manca ancora una struttura. Vorremmo chiarire meglio l’altezza minima dei pannelli dal suolo e il rendimento minimo agricolo”.

La lacune normative a livello nazionale stanno ora obbligando le regioni a intervenire, spesso arrivando a definire delle regole più restrittive di quanto necessario.

“Il fatto che l’agrivoltaico abbia preso una piega di greenwashing, anche se è una parola che non mi piace, obbliga le regioni ad emendare in modo molto ristretto, come fatto dall’Emilia Romagna che ha imposto un limite del 10% sugli impianti fotovoltaici a terra in campo agricolo.”

Ghidesi dice che se le linee guida definiscono un ambito generale, sarebbe opportuno che gli aspetti tecnici venissero inseriti in norme e procedure di certificazioni armonizzate.

AIAS al momento sta lavorando in tal senso, promuovendo la creazione di un protocollo di certificazione di qualità volontario per l’agrivoltaico sostenibile.

“Noi stiamo lavorando con una commissione, che abbiamo chiamato Commissione Certificazione di agrivoltaico sostenibile, per una certificazione volontaria, una matrice prestazionale su cui si possa impostare o valutare la sostenibilità di un progetto secondo il suo specifico contesto di realizzazione.

REM Tec, ENEA, UNICATT e CEI stanno anche lavorando a una procedura, la prassi di riferimento UNI, uscita da pochi giorni, che fornisce già ulteriori dettagli rispetto alle Linee Guida.

Secondo Ghidesi, una serie di soggetti diversi dovrebbe collaborare alla definizione dei diversi aspetti. CEI dovrebbe focalizzarsi sugli aspetti legati alla sicurezza, mentre altri enti si dovrebbero occupare contemporaneamente di aspetti agronomici e strutturali.

“Il tema della sicurezza è centrale per l’agrivoltaico. Ci sono delle interazioni tra realtà che non sono normalmente complementari e che necessitano di un approfondimento per il successo dell’approccio agrivoltaico”.

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