Cleanwatts vuole raggiungere una capacità installata di 500 MW nei prossimi 5 anni in Portogallo. Così anche in Italia. La differenza però è che Cleanwatts considererà, in Italia, esclusivamente comunità energetiche, prefiggendosi una quota di mercato in questo segmento del 10%.
“Abbiamo scelto di avviare la creazione di comunità in Portogallo per cominciare, dato il recepimento anticipato della direttiva sulle energie direttiva sulle energie rinnovabili, che naturalmente lo rendeva molto attraente. Attualmente stiamo
attualmente oltre 200 comunità per le energie rinnovabili in Portogallo”, ha detto a pv magazine Italia Ivo Gatulli, direttore generale della società green tech con sede a Coimbra.
In Italia, la pipeline è già in via di sviluppo, ma gli investimenti aumenteranno quando il quadro legislativo sarà più chiaro.
“In Italia abbiamo una pipeline di sviluppo di oltre 250 MWp in comunità energetiche in tutto il Paese. Per il momento, siamo in attesa dell’attuazione del decreto che stabilirà le regole operative per i REC in tutto il Paese e ci permetterà di creare le comunità”.
Per il Portogallo, Cleanwatts punta a raggiungere circa 500 MW nei prossimi 5 anni. In Italia, la società portoghese si concentrerà solo sulle comunità energetiche. “In Italia, sappiamo che il decreto di prossima emanazione includerà uno schema di incentivi pubblici per un massimo di 5 GWp di fotovoltaico incorporato nelle comunità energetiche fino al 2027. Il nostro obiettivo è fornire almeno 500 MW durante questo periodo, per cui puntiamo a conquistare almeno il 10% del mercato totale delle comunità energetiche”.
Cleanwatts rivela però che investimenti in Italia sono più complessi rispetto alla penisola iberica, non solo per la regolamentazione e i ritardi nei processi politici. È anche una questione di mercato più affollato. “A parte i ritardi nel decreto tanto atteso, attualmente in Italia ci sono alcuni ostacoli aggiuntivi. In primo luogo, le procedure burocratiche per la costituzione dei REC sono più complesse. In secondo luogo, mentre c’è un solo DSO principale nel Portogallo continentale, qui in Italia ne abbiamo più di 120. In terzo luogo, abbiamo un settore abbastanza maturo e affollato, che porta a una forte competizione per le risorse”.
Abbiamo poi chiesto a Cleanwatts se l’Italia però presenti vantaggi, come per esempio la rete elettrica in via di sviluppo e la diffusione di contatori intelligenti. Gatulli però spiega che la situazione rimane complessa. Anzi, nuovi investimenti sono necessari, tanto in altri Paesi, quanto in Italia.
“Ad essere sinceri, c’è ancora un po’ di strada da fare per trarre veramente vantaggio da ciò che è possibile fare con le comunità energetiche. L’attuale quadro normativo per i REC non tiene conto dell’attuale tecnologia obsoleta. Il Sistema Informativo Integrato (SII) non è in grado di estrarre i dati orari dai contatori intelligenti e fino a quando non avremo completato l’introduzione della seconda generazione di contatori, il pieno potenziale delle comunità energetiche non potrà essere raggiunto. Incoraggiamo fortemente questo processo nei prossimi mesi per superare il gap tecnologico che vediamo a livello di rete. Questo è necessario per dare pieno potere alle comunità energetiche e per consentire ai membri delle comunità di beneficiare appieno dei servizi aggiuntivi che possono offrire, anche in termini di valore economico”, conclude Gatulli in questa prima parte dell’intervista.
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