Un team internazionale di ricercatori guidato dalla Chengdu University of Technology in Cina ha proposto di costruire una rete gigante in 12 Paesi dell’Africa subsahariana (SSA) come una delle soluzioni più rapide e fattibili per ridurre la povertà energetica cronica del continente.
Gli scienziati hanno utilizzato il software di simulazione EnergyPLAN per determinare le capacità di generazione di energia rinnovabile, i costi economici e le strategie di fornitura necessarie per bilanciare la futura domanda di elettricità nella SSA, con la nuova rete proposta, entro il 2040.
Hanno inoltre utilizzato il software Matlab per valutare la possibilità di integrare i veicoli elettrici e la produzione di idrogeno. “Il metodo e il modello presentati in questo studio possono essere adottati anche da singoli Paesi, regioni o continenti come soluzione alla povertà energetica e come percorso verso il raggiungimento delle emissioni nette zero”, hanno precisato i ricercatori, sottolineando che l’eolico e il solare sono le uniche due fonti di energia rinnovabile prese in considerazione nell’ambito dello studio, mentre l’idroelettrico di pompaggio svolge un ruolo particolare per l’accumulo di energia.
I 12 Paesi che verrebbero toccati dalla linea di trasmissione proposta sono Mali, Niger, Nigeria, Ciad, Sudan, Etiopia, Uganda, Kenya, Tanzania, Burundi, Mozambico e Sudafrica. Il gruppo di ricerca ha dichiarato di aver scelto questi Paesi per seguire la linea di rete e per favorire una facile espansione in futuro. “I Paesi sono stati selezionati in base alla disponibilità di dati, alla vicinanza ad altri Paesi con dati sufficienti, alle dimensioni del territorio e allo status economico all’interno della SSA”, spiega il documento.
Gli studiosi hanno sviluppato sei diversi scenari per gli anni 2030 e 2040, rispettivamente. Hanno stimato una domanda di elettricità per i 12 Paesi di 678 TWh/anno per il 2030 e di 760 TWh/anno per il 2040. La domanda media di elettricità è stimata in 77.186 MW.
Attraverso la modellazione, gli scienziati hanno scoperto che circa 665.000 MW di fotovoltaico distribuiti in Nigeria, Sudan, Niger, Mali, Ciad, Etiopia e Sudafrica potrebbero contribuire a ridurre in modo significativo la povertà energetica nella SSA entro il 2030, con il supporto dello stoccaggio idroelettrico via pompaggio.
“Per l’ulteriore domanda di elettricità di 100 TWh/anno nel 2040 (800 TWh/anno), le capacità degli impianti fotovoltaici nel 2030 aumenteranno di 42.000 MW per la Nigeria, 60.000 MW per il Sudan e il Niger, 80.000 MW per il Mali e il Ciad, 40.000 MW per l’Etiopia e 90.000 MW per il Sudafrica”, hanno osservato i ricercatori, aggiungendo che il Ciad, il Mali e il Sudan potrebbero dominare lo sviluppo degli impianti CSP in futuro, grazie al loro enorme potenziale solare per questa specifica tecnologia. “Per soddisfare la domanda di energia nel 2040, ci sarà un enorme aumento delle capacità di installazione degli impianti CSP nel 2030”.
I ricercatori hanno scoperto che il fotovoltaico offre l’opzione più economica in termini di costi di investimento annuali, mentre l’eolico rappresenta la soluzione meno costosa in termini di costi di investimento totali, il che, a loro avviso, lo rende preferibile.
Per garantire la sicurezza energetica e raggiungere la decarbonizzazione della produzione di energia elettrica entro il 2030 o il 2040, lo scenario “Ibrido con elevato stoccaggio” è l’opzione più praticabile, in riferimento alla possibilità di alti livelli di integrazione tra le due fonti di energia rinnovabile. “È da notare che le tecnologie RE di questo studio possono essere installate a livello centrale o in unità più piccole in diverse parti di ciascun Paese”.
Il progetto di rete proposto è presentato nel documento “Juxtaposing Sub-Sahara Africa’s energy poverty and renewable energy potential“, pubblicato su Scientific Reports. Il team di ricerca comprende scienziati della Guangdong University of Petrochemical Technology, dell’Università di Scienze e Tecnologie Elettroniche della Cina, della Cyprus International University, della Chrisland University in Nigeria e dell’Università di Sharjah negli Emirati Arabi Uniti.
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