Secondo Tommaso Barbetti, tra in partner fondatori di Elemens, al momento, nonostante lo sblocco di diverse VIA nazionali, l’accelerazione delle installazioni dipenderà ancora una volta dalle regioni, dati i ritardi con le Autorizzazioni Uniche (AU).
“Ci si aspetta che il 2023 sia l’anno in cui inizino a uscire numeri significativi dalla VIA nazionale. Molto più significativi dei pochi progetti che sono usciti nel 2022,” dice Barbetti a pv magazine.
Dal 2021 i progetti utility-scale devono passare dalla VIA nazionale. La Commissione Valutazione Impatto Ambientale (VIA e VAS) ha già espresso parere positivo per oltre 3 GW, a cui dovrà però seguire la valutazione positiva del Ministero della Cultura, “che fino ad oggi in molti casi si è rivelato l’ente più ostativo.”
“Nelle varie bozze del Decreto PNRR che si sono susseguite si è partiti da disposizioni in cui il ruolo del Ministero della Cultura nella valutazione della maggior parte dei progetti veniva fortemente ridimensionata, ma nella versione finale nessuna della previsioni più disruptive (come il silenzio assenso in caso di mancata emissioni di parere entro 30 giorni) nell’ambito della VIA nazionale è stata approvata”
Sullo fondo, nuovamente, le regioni, che potrebbero rallentare l’accelerazione delle installazioni. Il tempo per l’Autorizzazione Unica (effettuata dalle Regioni) che ha richiesto storicamente 7/8 mesi sembra allungarsi, dice il founding partner di Elemens. “Quasi tutti i progetti sbloccati da Cingolani non hanno ancora ottenuto l’Autorizzazione Unica.”
Differenze regionali
Barbetti aggiunge che l’impatto delle prime semplificazioni introdotte dal governo Draghi è difficile da valutare. “Per ora non è un game changer. Il grosso dei numeri delle autorizzazioni vengono da iter e strumenti precedenti alle semplificazioni.”
Le semplificazioni del governo precedente hanno introdotto l’estensione della PAS nelle aree provvisoriamente idonee. Nonostante un sicuro aumento, queste però non sono misurabili perché non pubbliche, spiega Barbetti.
“L’esenzione della VIA sotto i 20 MW imposta dal governo Draghi è difficile da valutare, ma è una semplificazione sostanziale. Anche su questo non ci sono numeri, perché questi progetti non sono stati ancora autorizzati.”
Rispetto al nuovo governo, Barbetti spera che il ministro del MASE Gilberto Pichetto Fratin non si debba trovare nella stessa situazione del suo predecessore, costretto a portare molti progetti bloccati in Consiglio dei Ministri. “L’ex ministro del MiTE Roberto Cingolani ha avuto il coraggio di prendere i progetti bloccati dal dissenso tra MiTE (ora MASE) e MiC, lasciando decidere il Consiglio dei Ministri. Durante il Governo Meloni solo un progetto è stato sbloccato con la procedura del Consiglio dei Ministri; procedura che resta emergenziale e di cui quindi si spera che non ci sia bisogno: auspichiamo piuttosto che le VIA arrivino mediante la procedura “normale””
Barbetti spiega poi che l’altra complessità per il fotovoltaico è legato alla saturazione virtuale delle reti. Il 39% di tutti i progetti di taglia superiore a 1 MW non ha ancora iniziato il processo di autorizzazione, un anno dopo la prima richiesta di connessione.
“Questo è un fenomeno centrale per capire le dinamiche del fotovoltaico in Italia. Il processo per la richiesta di connessione, soprattutto per gli impianti in alta che fanno domanda a Terna, è economica e piuttosto semplice. Quindi i numeri sono importanti, ma poco meno della metà non inizia il permitting. Il problema è la saturazione virtuale delle reti. L’ennesima richiesta dovrà fare i conti con tutte le richieste di connessione fatte prima.”
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