L’Unione europea e i suoi Stati Membri sono chiamati a sviluppare e implementare una nuova visione strategica che ponga al centro della transizione energetica la creazione e il rafforzamento di una base tecnologica e industriale locale integrata e coordinata, in particolare in settori chiave quali il fotovoltaico, le batterie e le pompe di calore. Lo dice uno studio realizzato da Fondazione Enel e The European House – Ambrosetti in collaborazione con Enel.
“Una serie di scelte strategiche potrebbe permettere all’UE e all’Italia di coprire, al 2030 – grazie alla produzione manufatturiera interna – oltre il 50% del proprio fabbisogno di pannelli fotovoltaici, circa il 90% della domanda di batterie e oltre il 60% di quella di pompe di calore,” si legge nello studio.
Secondo Enel, il processo di decarbonizzazione rappresenta un’opportunità unica per sostenere settori industriali e ridurre la dipendenza dall’estero.
“Per quanto riguarda le tecnologie di produzione di energia, il maggiore incremento della capacità installata in Europa è previsto per il fotovoltaico, la tecnologia di generazione più economica tra quelle disponibili: si prevede che tra il 2021 e il 2030 l’UE registri un aumento di 432 GW per il solare, a fronte dei 323 GW per l’eolico. Nello stesso periodo in Italia è previsto un aumento di 58 GW per il solare rispetto ai 25 GW per l’eolico”, si legge nello studio.
Le tre istituzioni hanno poi sottolineato che produrre pannelli fotovoltaici e batterie in Italia è più costoso che in Cina, a causa dei
maggiori costi di investimento, dei tempi di realizzazione degli impianti produttivi più lunghi, del costo dell’energia più elevato, della mancanza di specializzazione e integrazione nelle fasi a monte. La creazione e il rafforzamento delle filiere industriali per la transizione potrebbe avere un ritorno economico fino a 640 miliardi di euro al 2030.
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