Il Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM), una normativa dell’Unione europea relativa ai dazi doganali ambientali sui prodotti con elevate emissioni di gas serra, entrerà in vigore nella sua fase transitoria a partire dal 1° ottobre 2023 e si applicherà inizialmente alle importazioni di cemento, ferro e acciaio, alluminio, fertilizzanti, elettricità e idrogeno.
“Il CBAM è un nuovo tipo di misura, che non si rivolge ai Paesi ma al contenuto di carbonio dei beni, indipendentemente dal luogo di produzione. Il CBAM equipara il prezzo del carbonio tra i prodotti nazionali e le importazioni di un numero selezionato di prodotti. È uno strumento di politica ambientale orientato al clima e sarà applicato in modo non discriminatorio ed equo. La conformità all’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) è stata una caratteristica fondamentale nella progettazione del CBAM,” la Commissione europea ha detto a pv magazine.
La norma, proposta nel 2021 dalla Commissione europea, rientra nel quadro del Green Deal europeo: all’aumentare dei target, aumentano potenzialmente anche le tasse dirette e indirette sui beni con maggior impatto ambientale prodotti in Europa, comportando anche rischi di “carbon leakage”. Le società europee potrebbero spostare la fase produttiva per evitare la tassazione ulteriore, per poi mantenere comunque le loro quote di mercato all’interno dell’Unione europea.
Il CBAM finirà per coprire a regime più del 50% delle emissioni nei settori coperti dal sistema ETS. “L’obiettivo di questo periodo di transizione è quello di fungere da periodo pilota e di apprendimento per tutte le parti interessate (importatori, produttori e autorità) e di raccogliere informazioni utili sulle emissioni incorporate per affinare la metodologia per il periodo definitivo”, ha spiegato la Commissione europea.
Secondo Wood Mackenzie, le conseguenze dell’introduzione del CBAM saranno “vaste”. L’effetto iniziale del CBAM, nei prossimi cinque anni o più a seconda del settore, sarà quello di riconfigurare i flussi commerciali internazionali. A lungo termine, eserciterà una pressione sulle altre economie affinché riducano le loro emissioni.
“Con la piena attuazione del CBAM, è probabile che i prezzi delle materie prime e dei prodotti nell’UE aumentino,” ha scritto la società di ricerca e consulenza con sede ad Edimburgo, aggiungendo che prevede che il CBAM genererà oltre 9 miliardi di dollari all’anno di entrate da tutti i settori target entro il 2030.
Wood Mackenzie ha sottolineato che il CBAM è stato oggetto di critiche significative da più parti. “Paesi come la Cina e l’India lo considerano una misura commerciale protezionistica. Le imprese e i governi temono che la sua attuazione sia imprecisa, a causa della complessità della verifica delle emissioni incorporate nelle importazioni”.
Conseguenze del CBAM su acciaio e idrogeno
Le tariffe CBAM potrebbero aumentare il costo dell’acciaio consegnato all’UE di circa il 56% per l’India e di circa il 49% per la Cina nel 2034.
Per quanto riguarda l’idrogeno, Wood Mackenzie si aspetta che, con l’introduzione graduale del CBAM e l’eliminazione delle quote gratuite del sistema ETS, l’idrogeno grigio non sarà più il processo produttivo economicamente più interessante.
“Con l’aumento dei costi del carbonio, l’idrogeno grigio finirà per diventare più costoso in termini di costo livellato dell’idrogeno (LCOH) rispetto alle due tecnologie chiave a basse emissioni di carbonio,” ha scritto la società scozzese, riferendosi all’idrogeno verde e a quello blu. “I produttori, sia all’interno che all’esterno dell’UE, saranno costretti a cercare vie di produzione dell’idrogeno a basse emissioni.”
L’effetto del costo del CBAM sull’idrogeno blu sarà relativamente minore, meno di 20 centesimi di dollaro per chilogrammo, poiché il CCUS può catturare oltre il 90% del carbonio emesso da fonti puntuali. Anche il costo della cattura del carbonio dagli impianti di idrogeno è relativamente competitivo e probabilmente scenderà sotto i 50 dollari/tonnellata nel prossimo decennio.
Il regime CBAM completo, in cui gli importatori dovranno versare un contributo finanziario, entrerà in vigore progressivamente a partire dal 2026.
Durante questo primo periodo iniziale, gli importatori di beni che rientrano nell’ambito di applicazione delle nuove norme dovranno solo comunicare le emissioni di gas a effetto serra (GHG) incorporate nelle loro importazioni (emissioni dirette e indirette) e il prezzo del carbonio pagato alla fonte, senza effettuare alcun pagamento o adeguamento finanziario. La raccolta dati inizierà a partire dal 1° ottobre 2023, mentre la prima relazione dovrà essere presentata entro la fine di gennaio 2024.
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