Assicuratore: mancano investimenti in strutture tecniche che sappiano analizzare gli impianti e i rischi

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Marco Lombardo, AD del broker assicurativo Assimox, spiega a pv magazine Italia che ci sono diverse opportunità assicurative nel mondo delle rinnovabili e specificatamente per quanto riguarda il fotovoltaico. Lombardo dice che molte società assicurative già offrono pacchetti interessanti, soprattutto per impianti di recente costruzione. Dati i cambiamenti climatici e i rischi emersi per i pannelli fotovoltaici, secondo Lombardo si deve puntare sulla prevenzione. “Altra soluzione potrebbe essere la condivisione del rischio fra più produttori con strumenti mutualistici”.

pv magazine Italia: State ricevendo parecchio interesse per coperture assicurative per impianti fotovoltaici? Quali i segmenti più interessati (grandi impianti, C&I, residenziale o comunitario)? 

Marco Lombardo: Sì, per quanto riguarda gli impianti di una decina di anni fa che assicurativamente sono considerati “datati” e, quindi, difficilmente copribili mentre rappresentano una tranche importante di clientela e di opportunità assicurative.

Quali sono le società italiane che forniscono assicurazioni per il fotovoltaico? In che contesto? Con una polizza ad-hoc? Quali le altre società internazionali attive sul mercato italiano?

Tutti i grandi player assicurativi prevedono prodotti sul fotovoltaico anche se con penalizzazioni per gli impianti più anziani.

Si può dire che mancano le competenze in Italia per quanto riguarda le conseguenze dei cambiamenti climatici? Nel settore assicurativo?

Sì, mancano un po’ investimenti in strutture tecniche che sappiano analizzare gli impianti e inserire delle griglie assuntive dipendenti dalla manutenzione continua degli impianti.

O magari mancano semplicemente i dati su cui modellare i rischi?

Non è un problema di dati. I dati si raccolgono man mano che si approccia al rischio. Oltretutto, in ambito di energie rinnovabili, i dati sono molteplici e devono essere gestiti correttamente per la valutazione del rischio.

Ciò vuol dire che è possibile un ingresso in Italia di società assicurative per ora non presenti, interessate a coprire rischi per gli impianti fotovoltaici legati ai cambiamenti climatici? Magari come parte di un portfolio diversificato a livello geografico (non solo Italia)? 

Se guardiamo il fenomeno degli eventi naturali l’unica soluzione non è quella della diversificazione del rischio a livello territoriale: a livello assicurativo deve rientrare il principio dell’indennizzo in forma specifica e della manutenzione continua come condizione sine qua non. Molti danni da fenomeno elettrico possono essere evitati con il monitoraggio e sostituzioni di dispositivi elettrici dell’impianto magari usurati. Il principio principale è quello della prevenzione. Altra soluzione potrebbe essere la condivisione del rischio fra più produttori con strumenti mutualistici.

Ha senso pensare a un tavolo di lavoro sui rischi climatici nel settore assicurativo? O esistono già? 

Sì, ha senso anche se gli enti associativi e di controllo del mercato assicurativo sono già coinvolti in altri modi.

Quali possono essere i problemi di questi tavoli di lavoro? Possono essere esclusi soggetti importanti interessati eventualmente a entrare nel mercato italiano? 

Il problema dei tavoli di lavoro è che le minoranze del mercato difficilmente sono rappresentate.

“Per quanto riguarda i danni causati dalle grandinate (così come dai downbursts), ci dobbiamo purtroppo preparare a questa nuova normalità visto che il nostro territorio si sta lentamente e inesorabilmente “tropicalizzando”. La conta dei danni è allarmante,” ha detto di recente. Possiamo già fornire dei primi dati sui danni causati dai cambiamenti climatici in Italia dall’inizio dell’anno? 

Il problema è che la stima dei danni è difficile: non vi sono solo danni diretti ma anche indiretti alla salute, economici e rallentamento degli investimenti. Se pensiamo che solo nei primi 5 mesi del 2023 c’è stato un incremento di fenomeni avversi del +135% rispetto allo stesso periodo del 2022: ben 122 eventi meteo estremi tra gennaio e maggio. La sola l’alluvione dell’Emilia Romagna dello scorso maggio ha provocato 17 vittime e danni per circa 10 miliardi di euro.

Potete presentare una panoramica generale sull’assicurazione di impianti fotovoltaici in Italia? 

Si potrebbero utilizzare i dati contenuti in https://www.otovo.it/blog/fotovoltaico-in-italia/  che riassumerei nel seguente modo: il fotovoltaico in Italia è chiamato a ricoprire un ruolo fondamentale nell’orientamento green della nostra società in vista degli obiettivi europei 2030. L’energia solare fotovoltaica in Italia proviene da un percorso lungo e complesso: fino al 2007 era considerata ancora una tecnologia sperimentale, con poche installazioni (qualche Pubblica Amministrazione o alcuni privati particolarmente attenti alla salvaguardia dell’ambiente con risorse sostenibili). Tutto cambia con il “Conto energia” una forma di finanziamento pubblico per promuovere l’utilizzo di fonti rinnovabili per la produzione di energia, permettendo di usufruire di condizioni favorevoli per chi decide di costruire impianti fotovoltaici, pannelli solari che consentono di produrre elettricità. Grazie al Conto Energia (incentivo statale che permette di ricevere un compenso per l’energia elettrica prodotta dal proprio impianto fotovoltaico per un periodo di 20 anni) è possibile rivendere l’energia elettrica prodotta dai propri impianti fotovoltaici direttamente al gestore dei servizi elettrici, inoltre il tutto ad una tariffa favorevole. Il Conto Energia nasce con la Direttiva comunitaria 2001/77/CE e poi recepita con l’approvazione del Decreto legislativo 387 del 2003; seguiranno una serie di decreti ministeriali che faranno sì che la disciplina sia pienamente operativa dal 2007. Dal 2013 non ci sono più incentivi legati al Conto energia. Con il conto economico l’energia che viene prodotta dall’impianto fotovoltaico viene convertita e introdotta nella rete locale. Un contatore posizionato dal gestore dei servizi elettrici conteggia l’energia prodotta dall’impianto fotovoltaico e questa, dopo essere stata conteggiata, viene ceduta ad un gestore locale. Il produttore nel contempo continua a immettere l’energia prodotta dai pannelli solari e, quando ne ha necessità, la preleva.

La terza fase di crescita graduale del fotovoltaico in Italia è continuata sino a oggi, nonostante l’aggiunta di alcuni importanti cambiamenti che hanno aumentato il sostegno normativo alla sua diffusione (come il Decreto Fer 1, le Comunità Energetiche e gli Ecobonus). Infatti, il fotovoltaico in Italia è arrivato a circa 21,7 GW di potenza installata. Dal punto di vista della generazione elettrica, la produzione fotovoltaica è cresciuta anche nel 2020 (+9,6%), con circa 25,5 TWh prodotti, pari a poco meno del 10% della produzione netta nazionale. Inoltre, secondo gli ultimi dati di Terna aggiornati a luglio 2022, la generazione elettrica solare ha raggiunto i 3523 GWh mensili – una cifra che segna un aumento del 19,7% rispetto alle performance di luglio 2021. Ora siamo in una quarta fase del fotovoltaico. Secondo le analisi del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) il fotovoltaico (tipologia di fonte rinnovabile decisamente preminente rispetto a tutte le altre) sarà chiamato a svolgere un ruolo cruciale nel sistema elettrico nazionale, ponendosi in testa alla crociata della decarbonizzazione. In particolare, il PNIEC prevede un target di 52 GW di capacità fotovoltaica entro il 2030, oltre il doppio rispetto ai 20,9 GW installati fino al 2019. Nello specifico, la crescita dovrebbe accelerare notevolmente nel periodo 2023-2025, con una nuova capacità media annuale aggiuntiva pari a circa 4,6 GW, ovvero numeri che non si vedono dal biennio d’oro 2010-2011.

Potete parlare sia dei grandi impianti che dei piccoli impianti?

Per la maggior parte si parla di piccoli impianti. Dopo le performance sottotono del 2020, nel 2021 in Italia sono stati installati quasi 1 GW di nuova potenza, 251 MW in più rispetto all’anno precedente. Le nuove aggiunte fanno aumentare la capacità fotovoltaica italiana totale a 22,5 GW, distribuita tra ben 1.015.239 impianti connessi alla rete, tra cui oltre il 90% di piccola taglia.

Sono necessari interventi legislativi in materia?

Fino ad ora gli interventi legislativi sono serviti ad incentivare la transizione ecologica ma, d’altra parte, hanno instaurato un processo speculativo inflazionistico che, per certi versi, toglie una parte dei benefici per il produttore/utilizzatore. Gli eventuali interventi legislativi dovrebbero essere rivolti ad aumentare i benefici reali del fotovoltaico incentivando l’accumulo dell’energia (per i costi elevati, pochi impianti sono dotati di batterie di accumulo) soprattutto per le aziende.

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