Il Parlamento europeo e il Consiglio hanno trovato un accordo politico sulla legge sulle materie prime critiche (CRMA). L’Atto definisce una serie di azioni per garantire l’accesso dell’Unione Europea a un approvvigionamento sicuro, diversificato e sostenibile di materie prime essenziali.
Lo strumento principale in questo caso è la collaborazione con diverse regioni del mondo. I partenariati internazionali, soprattutto nei Paesi meno benestanti, saranno sostenuti dallo strumento Global Gateway.
I parametri di riferimento concordati specificano che l’UE dovrebbe avere la capacità di estrarre il 10%, lavorare il 40% e riciclare il 25% del suo consumo annuale di materie prime strategiche entro il 2030. Il compromesso include anche l’obiettivo di mitigare la domanda attraverso l’efficienza delle risorse e il progresso tecnologico.
“L’UE dovrebbe inoltre diversificare le importazioni di materie prime strategiche, in modo da non dipendere da un’unica fonte di approvvigionamento per più del 65% del suo consumo”, ha scritto la Commissione europea.
L’accordo politico, soggetto ora all’approvazione formale, prevede poi il coordinamento delle scorte di materie prime strategiche tra gli Stati membri.
Problemi (e soluzioni?)
L’obiettivo, del tutto condivisibile, non sarà però facile da realizzare: opposizioni locali a progetti esplorativi (vedi Serbia) e la mancanza di attenzione al tema negli ultimi decenni (la Cina ha iniziato a investire decenni fa) potranno facilmente portare a ritardi. Possibile poi la strumentalizzazione delle difficoltà legate alle attività esplorative.
Le istituzioni europee puntano principalmente sul permitting. “La Commissione e gli Stati membri identificheranno i progetti strategici lungo la catena del valore che beneficeranno di procedure di autorizzazione più snelle, rapide ed efficienti e di un accesso facilitato ai finanziamenti. L’accordo estende la portata dei progetti strategici anche a quelli che consentono la produzione di materiali sostitutivi di materie prime strategiche”.
Se manca la competenza nel mondo del fotovoltaico, le materie prime critiche sono un tema ancora più complesso, con ancora meno esperienza diffusa, non solo dal punto di vista meramente tecnico, ma anche per la gestione dei normali risentimenti delle popolazioni locali. I Paesi più promettenti per la produzione locale sono in Scandinavia, dove comunque rimangono possibili tensioni con gruppi etnici locali che vivono nelle zone più promettenti. In questo caso le associazioni di categoria lamentano poi di non riuscire a trovare geologi interessati a lavorare nel nord di Finlandia, Norvegia e Svezia.
L’accordo politico raggiunto questa settimana include un sistema di monitoraggio delle catene di approvvigionamento, ma non è chiaro se questo possa appesantire le procedure di esplorazione. L’introduzione del CBAM insegna: obiettivi nobili o quantomeno comprensibili non sono spesso raggiunti con semplicità d’azione a livello europeo, richiedendo poi una serie di interventi e di accorgimenti anche dopo l’introduzione.
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