Il primo articolo di questa serie è un contributo che presenta scopi e metodi dell’iniziativa, il secondo contributo è di Cristina Brandozzi, Business Origination Manager presso Engie Italia. In questo episodio due ricercatrici offrono dati e riferimenti pratici per capire l’entità dello stereotipo di genere. Aurore Dudka, esperta di transizione energetica, e Elena De Gioannis, esperta di divario di genere nelle STEM, ci guidano in una lettura per niente scontata.
Un potenziale inesplorato
Nonostante le donne stiano diventando sempre più presenti nel settore dell’energia – a lungo dominato dagli uomini – c’è ancora un lungo cammino da percorrere per raggiungere la parità. Secondo un’analisi di S&P Global Commodity Insights basata su 54 aziende europee del settore energetico quotate in borsa, le donne rappresentano circa il 18,6% delle posizioni apicali, il 23% delle posizioni esecutive e il 30,7% dei seggi nei consigli di amministrazione (Bennett & Naschert, 2023). Inoltre, secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), i salari delle dipendenti sono quasi il 20% più bassi rispetto a quelli dei loro colleghi maschi, un divario leggermente più ampio rispetto a quello degli altri settori industriali (IEA, 2023). Sebbene la situazione nel settore delle energie rinnovabili sia migliore (32% di donne), le donne occupano spesso i ruoli considerati più tradizionalmente femminili.
Nonostante ciò, la condizione femminile in questo settore potrebbe in futuro migliorare grazie al fatto che l’obiettivo di attirare e promuovere la presenza delle donne non è più prerogativa delle organizzazioni femminili, ma viene ormai adottato da diverse aziende e realtà del settore. Si riconosce, infatti, sempre più che la presenza delle donne anche nei comitati direttivi sia necessaria per avere prospettive più eterogenee e comporti, infine, un generale miglioramento nell’efficienza complessiva dell’azienda.
Il ruolo degli stereotipi di genere
Se, da una parte, vi è quindi un segnale di apertura da parte delle aziende a rendere un settore tradizionalmente maschile più inclusivo, dall’altra non è scontato attendersi che le donne desiderino entrare in questo settore. Anche nelle società occidentali più all’avanguardia, che hanno raggiunto diversi obiettivi legati alla parità di genere, ancora persiste la presenza di stereotipi sulle (scarse) abilità delle donne in ambito tecnico-scientifico (Nosek et al., 2002). Questi stereotipi, che vengono acquisiti sin dai primi anni di vita (Tomasetto et al., 2012), influenzano capacità e interessi delle ragazze nel percorso di crescita e le portano ad allontanarsi progressivamente dal settore STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics).
La conseguenza è che, arrivati all’età adulta, uomini e donne mostrano di avere inclinazioni diverse, che portano i primi a scegliere più frequentemente delle coetanee una carriera in un ambito scientifico. Sebbene gli interventi più efficaci per risolvere questo divario di genere siano quelli che agiscono sulle bambine prima che queste si allontanino dal settore STEM, vi sono tuttavia studi che dimostrano che è possibile attrarre le giovani donne nei settori maschili grazie alla presenza di modelli femminili (De Gioannis et al., 2023). Questi modelli mostrano infatti alle giovani donne, timorose di non avere le carte in regole per un percorso professionale di questo tipo, che le carriere scientifiche sono non solo accessibili, ma anche adatte alle donne tanto quanto lo sono per gli uomini.
Modelli di ruolo nel settore dell’energia
L’adozione di questo approccio al divario di genere è presente anche nel settore dell’energia. Ad esempio, partendo dall’idea che “non si può diventare ciò che non si vede”, l’organizzazione Global Women’s network for the Energy Transition si impegna a mettere in luce le donne che hanno avuto successo in questo settore, al fine di equilibrare la rappresentazione – ancora prevalentemente maschile – nelle posizioni di leadership sul mercato dell’energia. Tra le professioniste che rappresentano un modello possiamo, ad esempio, citare Jemma Green, executive chairwoman e co-fondatrice di Power Ledger e Catherine Adelmann, CEO e fondatrice di Fosera.
Un ulteriore valore aggiunto dei modelli di ruolo è anche la possibilità di evidenziare che le discriminazioni tendono ad accumularsi: donne con origine etniche di minoranza o in età avanzata subiscono ulteriori discriminazioni, che vanno ad aggiungersi alle difficoltà che incontrano in quanto donne (Dudka, 2022). Da questo punto di vista, il discorso dell’intersezionalità viene spesso dimenticato o messo in secondo piano quando si tratta di definire le policy per risolvere il divario di genere. Per questo motivo, ci pare doveroso citare qui il lavoro di Neha Misra, economista dell’energia e co-fondatrice di Solar Sister, un’organizzazione che investe in imprese femminili nel settore della produzione delle energie rinnovabili in Africa. L’iniziativa, oltre a promuovere l’empowerment femminile, raggiunge una fascia della popolazione che per posizione geografica e disponibilità economiche verrebbe altrimenti esclusa dai modelli tradizionali di business dell’energia. Ad oggi, l’iniziativa ha permesso di formare 3.500 imprenditrici che hanno creato imprese sostenibili all’interno delle proprie comunità, raggiungendo così 1,5 milioni di persone in Africa grazie a prodotti energetici “puliti”.
Buone pratiche per il divario di genere
Intervenire sulle ragazze in giovane età
Come anticipato, gli stereotipi di genere iniziano ad influenzare le abilità e gli interessi delle ragazze sin dalla tenera età. Per questo motivo, prima si interviene maggiore sarà la probabilità di spezzare il circolo vizioso che porta le ragazze ad allontanarsi progressivamente dal settore STEM. Ad esempio, la Fondazione L’Oréal finanzia dal 2014 un programma di sensibilizzazione (“For Girls in Science“) che coinvolge alcune studentesse francesi delle scuole secondarie di secondo grado in conferenze tenute in classe da giovani donne con una formazione scientifica. I risultati mostrano effetti significativi sulle scelte educative delle ragazze che hanno partecipato all’iniziativa: si registra infatti un aumento del 30% nel numero di che hanno scelto una classe preparatoria nelle università più prestigiose in una disciplina STEM (dall’11% al 14,5%).
Porre attenzione alle caratteristiche dei modelli
L’esposizione a modelli femminili di successo non sempre si rivela una strategia vincente per coinvolgere le ragazze nell’ambito scientifico. Vi è infatti la possibilità che tali modelli non vengano visti che un esempio di un percorso fattibile, ma al contrario, come “l’eccezione che conferma la regola” (De Gioannis et al., 2023). In questi casi, l’intervento potrebbe avere addirittura conseguenze negative sull’autostima delle giovani donne. Al fine di ridurre al minimo questa possibilità è importante scegliere modelli che siano il più possibile vicini al target, ad esempio in termini di background ed età. In questo modo, aumenta la probabilità che le ragazze riescano effettivamente ad identificarsi con loro. Inoltre, sarebbe preferibile non porre troppo l’accento sul successo in termini professionali del modello al fine di limitare l’eventualità che il suo percorso venga etichettato come eccezionale e, di conseguenza, non raggiungibile.
Riflettere sulla struttura del mercato energetico
L’inclusione dei modelli di ruolo in una prospettiva più ampia è essenziale per attrarre e coinvolgere le donne nel settore energetico. Per farlo, è necessario tuttavia riflettere e mettere in discussione l’attuale struttura e organizzazione dei modelli di business adottati nel settore dell’energia. Ad esempio, un modello di gestione orizzontale e la decentralizzazione adottati attualmente dalle cooperative energetiche, nonché l’impegno nell’equità sociale e di genere attraverso gruppi di lavoro dedicati, sembrano essere promettenti. Ne è un esempio significativo la cooperativa italiana ènostra. Grazie sia alla presenza dal 2019 di una presidente donna e sia ad una rappresentanza femminile tra i suoi membri che supera attualmente quella maschile (60%), il caso di ènostra mostra l’impatto positivo potenziale dei modelli di ruolo all’interno di un’organizzazione fondata sui principi della giustizia energetica.
Conclusioni
Il divario di genere – storicamente presente nel settore STEM – caratterizza anche il settore dell’energia, compreso quello delle energie rinnovabili. Il persistere di queste differenze è in parte dovuto alla presenza – ancora oggi – di stereotipi di genere sulle abilità tecnico-scientifiche delle donne che, da una parte, le portano a non interessarsi ad un settore che sentono ostile e, dall’altra parte, possono agire come una “profezia che si autoavvera”, mettendo quindi a rischio le loro potenzialità.
Qui ci siamo concentrate su uno dei possibili interventi che vengono attualmente adottati per far fronte a questo problema: l’esposizione a modelli femminili positivamente impegnati nel settore dell’energia. Sebbene tali interventi abbiano generalmente effetti positivi sul coinvolgimento e l’interesse delle giovani donne, abbiamo voluto porre l’accento su alcune potenziali criticità che potrebbero inficiare il buon esito di tali iniziative.
In particolar modo, è importante agire sulle ragazze più giovani e non aspettare che quest’ultime muovano già i primi passi nel mondo del lavoro, poiché potrebbe essere tardi per modificare inclinazioni ed interessi che si formano e consolidano diversi anni prima. Inoltre, è necessario porre attenzione sia alla scelta dei modelli sia al modo in cui questi vengono rappresentati, per evitare che vengano considerate eccezioni alla regola.
Al di là di queste accortezze, la presenza di modelli femminili può aiutare a ridurre un ormai storico divario di genere anche e soprattutto in quei settori a forte presenza maschile, e quindi ad avvicinare le giovani donne ad un settore tecnico come quello dell’energia.
Bibliografia
Bennett, A., & Naschert, C. (2023, September 28). Women in Energy: More utility leadership roles, but parity remains far off. S&P Global Commodity Insights. https://www.spglobal.com/commodityinsights/en/market-insights/blogs/electric-power/092823-women-in-energy-more-utility-leadership-roles-but-parity-remains-far-off
De Gioannis, E., Pasin, G. L., & Squazzoni, F. (2023). Empowering women in STEM: A scoping review of interventions with role models. International Journal of Science Education, Part B, 13(3), 261–275. https://doi.org/10.1080/21548455.2022.2162832
Dudka, A. (2022). Democracy and justice in collective action initiatives in the energy field [PhD thesis, Università degli Studi di Milano]. https://air.unimi.it/handle/2434/948468
IEA. (2023). Energy and Gender – Topics. IEA. https://www.iea.org/topics/energy-and-gender
Nosek, B. A., Banaji, M. R., & Greenwald, A. G. (2002). Math = male, me = female, therefore math ≠ me. Journal of Personality and Social Psychology, 83(1), 44–59. https://doi.org/10.1037/0022-3514.83.1.44
Tomasetto, C., Galdi, S., & Cadinu, M. (2012). Quando l’implicito precede l’esplicito: Gli stereotipi di genere sulla matematica in bambine e bambini di 6 anni. Psicologia sociale, 2, 169–186. https://doi.org/10.1482/37693
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