I mercati energetici europei hanno mantenuto una traiettoria ribassista per tutto il mese di gennaio, interrotta solo brevemente da un’ondata di freddo. I prezzi dei combustibili sono scesi grazie alle ampie scorte e i prezzi dell’energia elettrica hanno seguito l’esempio, spinti soprattutto da una sostanziale riduzione dei prezzi del carbonio. Lo scrive nella sua nota mensile Andy Sommer, Team Leader Fundamental Analysis & Modelling, Axpo Solutions.
“Sul fronte dell’offerta, le centrali nucleari e a gas hanno svolto un ruolo sostanziale nel soddisfare il consumo di energia, sottolineando l’importanza critica della capacità di dispacciamento per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento energetico”, ha scritto Sommer, sottolineando anche il ruolo del fotovoltaico in Europa.
Secondo l’analista, la gara per la capacità solare indetta il mese scorso dalla Germania, che ha registrato un eccesso di adesioni, è indicativa di una rapida crescita della capacità rinnovabile. Questo però non riguarda tutto il continente e, per questo, la presidenza belga del Consiglio dell’UE sta intervenendo per sostenere una maggiore diffusione delle rinnovabili e dell’idrogeno verde.
I prezzi del gas sono scesi perché le scorte dell’UE hanno chiuso il mese al 70% e si prevede che supereranno la media quinquennale entro la fine dell’inverno.
“Tuttavia, l’Europa si trova ad affrontare problemi di approvvigionamento di gas a seguito della perdita dei flussi russi e del giacimento olandese di Groningen, lasciando il continente sempre più dipendente dal mercato spot del GNL”.
Le scorte di carbone hanno superato la media quinquennale, riflettendo un’eccedenza di offerta globale, mentre i prezzi del carbonio sono crollati a causa dell’aumento delle posizioni corte nei fondi di investimento. “Mentre i prezzi del carbonio a breve termine dipendono dalle dinamiche del mercato del gas, le prospettive a lungo termine del carbonio rimangono ottimistiche dopo che la Commissione europea ha pubblicato all’inizio di febbraio l’ambizione di raggiungere nel 2040 una riduzione del 90% delle emissioni rispetto ai livelli del 1990”.
La produzione nucleare francese ha raggiunto un picco triennale durante l’ondata di freddo, mitigando i rischi per il restante periodo invernale, ma l’analista di Axpo sottolinea che non mancano le difficoltà, anche e soprattutto per via degli scioperi .
“I sindacati di EDF hanno iniziato uno sciopero di 24 ore la scorsa settimana, anche se con un successo limitato, che ha avuto un impatto solo sulla disponibilità di un reattore nucleare. Le trattative in corso tra i sindacati e EDF indicano la probabilità di altri scioperi nelle prossime settimane. Nel frattempo, la produzione nucleare nel Regno Unito è stata mediamente inferiore a quella dei decenni precedenti a causa di numerose interruzioni non programmate”.
Il governo britannico ha presentato piani per la più grande espansione nucleare del Paese negli ultimi 70 anni. La tabella di marcia delinea l’obiettivo del governo di garantire investimenti da 3 a 7 GW in nuovi progetti nucleari ogni cinque anni dal 2030 al 2044.
“Ciò avviene nel contesto dell’imminente asta del mercato della capacità del Regno Unito, che prevede la fornitura di 7,7 GW di capacità elettrica di riserva nel 2024-25 e un aumento sostanziale a 44 GW per il 2027-28, a causa dell’aumento delle fonti rinnovabili intermittenti”.
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