Green Horse: primo problema del DL Agricoltura? Complicherebbe il quadro normativo

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Green Horse Advisory ha commentato le misure che verranno discusse oggi al Consiglio dei Ministri, spiegando che, a parte le incoerenze interne, il decreto legge Agricoltura ha una portata minore di quanto suggerito da altri esperti, pur avendo delle ramificazioni pesanti, soprattutto perché complicherebbe ulteriormente il quadro normativo.

“Nell’ambito degli interventi destinati alla tutela delle imprese del settore agroalimentare e della pesca e per la trasparenza dei mercati contenuti nella bozza di decreto legge in circolazione da qualche giorno, e che dovrebbe approdate in Consiglio dei Ministri lunedì 6 maggio, particolare perplessità ha destato la previsione contenuta all’art. 6 che, secondo più voci, porrebbe un divieto all’uso di terreni agricoli per l’installazione di impianti fotovoltaici”, hanno scritto Celeste Mellone e Ivano Saltarelli di Green Horse Advisory su Linkedin.

Secondo i due consulenti la norma non prevede un divieto generalizzato all’utilizzo di terreni agricoli per l’installazione di impianti fotovoltaici.  “La previsione del decreto legge, a rigore, e secondo una lettura sistematica della normativa (vigente e in intinere) in tema di rinnovabili, sembrerebbe prendere piuttosto in considerazione lo specifico caso degli interventi di ammodernamento e potenziamento su impianti fotovoltaici in esercizio (c.d. revamping e repowering)”.

I due consulenti spiegano poi che questi interventi non richiedono ora valutazioni ambientali e paesaggistiche, essendo realizzabili a seguito “del solo deposito di una dichiarazione da presentarsi al Comune competente (la c.d. DILA – dichiarazione di inizio lavori asseverata)”.

Interpretando le previsioni contenute nella bozza del decreto legge in questione, i due esperti riportano che, nonostante una formulazione poco chiara, tali aree sarebbero espressamente qualificate, ex lege, come non idonee agli interventi di repowering e revamping.

I due consulenti poi dicono che la previsione del decreto legge complicherebbe ulteriormente il quadro normativo, inserendo “un ulteriore elemento di complessità nelle già delicate interlocuzioni (per utilizzare un eufemismo) tra Stato e Regioni in materia di aree idonee”.

Cozza poi con la recente apertura del legislatore nazionale verso l’incentivazione degli impianti fotovoltaici su aree agricole, ed “in particolare rispetto alle norme che addirittura prevendono l’agevolazione in via prioritaria della partecipazione agli incentivi proprio a chi esegue interventi di revamping e repowering su impianti fotovoltaici esistenti realizzati in aree agricole”.

Santarelli e Mellone riportano poi che, nel prevedere un nuovo comma 1-bis che statuisce che le aree agricole non siano idonee all’istallazione di impianti fotovoltaici, la previsione del decreto legge si pone in contrasto con una diversa norma contenuta del medesimo art. 20 che elenca le tipologie di aree sicuramente idonee all’installazione di impianti da fonti rinnovabili tra le quali ricadono anche i siti ove sono già installati impianti della stessa fonte e in cui vengono realizzati interventi di modifica, anche sostanziale, per rifacimento, potenziamento o integrale ricostruzione.

“In conclusione, non solo la proposta mal si sposa con l’assetto normativo nazionale e sovranazionale (vigente e in itinere) ma rappresenta anche un elemento di (ulteriore) criticità nel già complesso iter di adozione del tanto atteso decreto aree idonee”, scrivono Santarelli e Mellone.

Italia Solare: DL Aree Idonee e testo unico sulle procedure autorizzative

Secondo Italia Solare, il DL Agricoltura sarebbe problematico e sbilanciato a favore dell’agricoltura, ma soprattutto basato su falsi miti.

“Il problema che sembra generare indicazioni tra loro contrastanti è uno solo: il presunto impatto del fotovoltaico sull’agricoltura e sul paesaggio. Il MASE si spende per favorire la diffusione del fotovoltaico con criteri di economicità; il MASAF – presumibilmente spinto da qualche associazione agricola – fa interdizione per evitare una (inesistente) sottrazione di terreni all’agricoltura; il MIC frena in tutte le sedi i provvedimenti autorizzativi, lamentando il presunto impatto paesaggistico del fotovoltaico”, scrive Paolo Rocco Viscontini, Presidente di Italia Solare.

Secondo l’associazione di categoria basterebbe individuare in modo chiaro le aree in cui si possano realizzare gli impianti, “comunque salvaguardando quelle che per legge sono già state classificate idonee a questo scopo”. Italia Solare chiede anche la predisposizione di un testo unico sulle procedure autorizzative.

Lollobrigida: nessuna contrapposizione col ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto

Il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida è intervenuto sulla questione nel fine settimana.

“Non vietiamo nella maniera più assoluta gli investimenti nel fotovoltaico, ma puntiamo a introdurre criteri che assicurino la compatibilità con la produzione agricola. Criteri già seguiti per il capitolo dedicato all’agrivoltaico nel Pnrr e che non hanno certo frenato gli investimenti visto che abbiamo finanziato 13.500 imprese e, a regime, prevediamo di sostenerne oltre 26mila con una capacità installata che sarà di 1,3 GW di potenza, il quadruplo rispetto alle previsioni”, ha detto Lollobrigida, aggiungendo che non c’è nessuna contrapposizione con Picchetto, ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica.

Il ministro, originario di Tivoli, sostiene che il governo vuole dare priorità ad agrivoltaico e al fotovoltaico sui tetti degli edifici in terreni agricoli.

“Noi privilegiamo la produzione di energia solare da pannelli compatibili con la produzione agricola. Quindi quelli posti sui tetti delle stalle e delle serre e sulle pertinenze agricole. Oppure gli impianti che prevedano un’altezza dal suolo che non impedisca la produzione agricola. Anzi, in quest’ultimo caso ci sono strutture che proteggono le colture dall’eccesso di irradiazioni o dalle intemperie”, ha detto il ministro dell’Ambiente.

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