Il mercato dei data center in Italia sta vivendo un cambiamento paradigmatico, guidato dall’impegno del Paese volto a raggiungere gli obiettivi climatici stabiliti dall’Unione Europea. In tal senso, il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima è stato, infatti, perfezionato, con energia eolica e solare sotto i riflettori. La questione delle fonti energetiche stabili rimane, tuttavia, irrisolta.
Il Sud Italia è destinato a svolgere un ruolo importante in questo cambiamento, con significativi piani di sviluppo di impianti rinnovabili. Ciò rappresenta un’opportunità unica per gli operatori dei data center, che potrebbero prendere in considerazione la realizzazione di strutture iper-specializzate nell’area. Infatti, se da un lato è ancora la zona della Grande Milano a dominare attualmente il mercato italiano, il Sud fa intravedere promettenti opportunità di crescita.
Sono quattro i fattori fondamentali a supporto di questa tesi. In primo luogo, il Meridione è ricco di aree industriali dismesse disponibili. Città come Bari, Palermo e Catania sono, poi, ben collegate sia ai cavi marittimi che alla dorsale terrestre. Terzo aspetto da considerare, il previsto sviluppo di impianti rinnovabili nella regione fornirà una fonte affidabile di energia. Il Mezzogiorno vanta, infine, eccellenti università tecniche in grado di sostenere la formazione e la crescita di talenti nel settore.
È indubbio che i processi di autorizzazione e le fasi di realizzazione potrebbero essere macchinosi e non tutti gli operatori saranno disposti ad affrontarli. Tuttavia, per coloro che si impegnano in aspetti quali sostenibilità e vicinanza alle fonti di energia rinnovabile, regioni come Puglia e Sicilia offrono il potenziale per diventare la nuova Milano. Vediamo di spiegare meglio questa affermazione con un esempio.
L’Italia si trova di fronte all’opportunità unica di trasformare l’area che circonda lo stabilimento siderurgico ILVA di Taranto. Poiché Arcelor Mittal non ritiene più economicamente sostenibile il proseguimento delle attività, il governo sta elaborando un altro piano di salvataggio. Perché non utilizzare, invece, le centrali elettriche esistenti dell’azienda in combinazione con le fonti rinnovabili previste per i nuovi data center? Le zone meno contaminate dell’ILVA potrebbero essere utilizzate per dare vita a un cluster di data center, simile a quelli presenti a Londra o a Francoforte, offrendo alla regione maggiore centralità e un respiro più europeo.
Parlando di Europa e di normative, l’Italia sta adeguando il proprio mix energetico per raggiungere gli obiettivi della European Sustainability Policy, con una riduzione del 55% della produzione di CO2 entro il 2030 rispetto al 1990, calcolato nell’ambito del sistema di scambio di quote di emissioni. Il Paese mira a raggiungere questo risultato attraverso varie misure, tra cui l’utilizzo di fonti rinnovabili per la produzione di energia, in linea con l’aggiornamento dei PNIEC del 2023 che entro il 2030 fissa l’obiettivo del 65% dell’energia da consumi elettrici ricavata da fonti rinnovabili.
Rimaniamo, tuttavia, il maggior importatore di energia elettrica dell’UE, con un trend negativo negli ultimi anni e una dipendenza in aumento confermata dalle previsioni. L’attuale capacità installata di produzione di elettricità è di circa 100GW, con una quota di rinnovabili installate pari al 43%. Si prevede, poi, un calo significativo della produzione da centrali a gas italiane, con un aumento delle importazioni soprattutto da Francia e Svizzera.
Ci troviamo, quindi, di fronte a un’opportunità unica per trasformare il nostro mix energetico e abbracciare pratiche sostenibili. Il Sud offre occasioni per gli operatori di data center, mentre la trasformazione del sito dell’ILVA potrebbe farne uno dei principali hub europei. Abbracciando le fonti di energia rinnovabili e riducendo la dipendenza dalle importazioni, l’Italia è in grado di raggiungere i suoi obiettivi climatici e assicurarsi un futuro più sostenibile.
E non è tutto. Il passaggio a fonti di energia rinnovabili rappresenta per l’Italia un’opportunità per creare posti di lavoro e stimolare la crescita economica. Lo sviluppo di impianti nel Mezzogiorno richiederà manodopera qualificata, e la presenza di università tecniche nella regione farà sì che i talenti locali potranno essere formati per soddisfare questa domanda. Anche la realizzazione di nuovi data center creerà posti di lavoro e attirerà investimenti nella regione, aiutando, tra l’altro, a colmare il divario digitale con il Nord. Attualmente, infatti, la maggior parte dei data center si trova, come detto, nel settentrione, lasciando il Sud in una posizione di svantaggio in termini di connettività e accesso ai servizi digitali. Con la costruzione di data center iper-specializzati in tutto il territorio nazionale, l’Italia può garantire a tutte le regioni del Paese un accesso paritario alle infrastrutture e ai servizi digitali.
A cura di Martin Horacek, MRICS Senior Project Manager, BCS Italia