Si è svolto ieri il previsto incontro, fra la Direzione Aziendale e le Segreterie Nazionali di Filctem, Flaei e Uiltec, per fare un focus sul nuovo piano industriale del gruppo, per capirne i razionali e far ripartire relazioni industriali al fine di dare risposte alle molte criticità evidenziate dal Sindacato, in particolare dopo il cambio dei vertici aziendali.
L’Azienda ci ha illustrato le macro-direttrici sulle quali si sviluppa il Piano, con particolare riferimento al tema degli investimenti, anche se non è stato possibile sviluppare un approfondimento specifico soprattutto rispetto agli impatti sul personale a seguito della prospettata semplificazione organizzativa e la riduzione dei costi, con risparmi anche sui business regolati in concessione.
Dei 35,8 miliardi di investimenti previsti per il triennio 2024-2026, il 49% (17,2 mld) interesseranno il nostro Paese.
Nello specifico, 12,2 mld andranno sull’adeguamento delle reti e 5 mld sulla crescita della produzione rinnovabile e sui clienti. Se si tiene conto che 3,5 mld è il contributo previsto dal PNNR l’impegno di Enel è in linea con quanto presentato lo scorso anno.
Analogamente prosegue l’operazione di riduzione del debito annunciata con il vecchio piano ed è confermata la decisione di cedere asset per 21 mld nel triennio.
Per quanto riguarda le rinnovabili il piano presentato ci sembra in totale contraddizione rispetto a quanto ENEL costantemente dice ad ogni convegno sull’argomento, per le modeste risorse destinate nel piano e, per di più, non chiarisce in alcun modo quali siano i progetti di Enel Green Power sulla Geotermia, centro di eccellenza a livello mondiale e sul futuro dell’idroelettrico anche rispetto alle possibilità di ripresa degli investimenti che sembrano delinearsi dall’evoluzione normativa.
Preoccupante anche il sostanziale disimpegno per le riconversioni delle centrali di Civitavecchia e Brindisi, per le quali ad oggi è stata riconfermata solo la chiusura al 2025 (e al 2027 per la centrale del Sulcis), con l’alibi del mancato riconoscimento del “capacity market” ma senza nessun’altra proposta alternativa.
Non è chiara nemmeno la posizione sul ruolo che Enel vorrà svolgere in futuro in 3SUN.
Parliamo infine di e-Distribuzione, la società che godrà del 71% degli investimenti in Italia.
Anche in questa società, di cui tutti conosciamo il ruolo strategico che avrà nel contesto della transizione energetica quale asset fondamentale per una generazione che sarà sempre più diffusa e sempre meno programmabile, sconcerta l’approccio razionalizzante dei vertici aziendali. Tutto questo è incoerente con il contesto e gli scenari futuri: stiamo parlando di una società che opera in un business regolato (che significa, quindi, costi riconosciuti da ARERA), che produce oltre la metà degli utili del gruppo in Italia e che nei prossimi anni avrà il compito di aumentare, come mai in passato, la capacità di distribuire energia elettrica, realizzando importanti investimenti su asset strategici per il Paese.
Stiamo parlando di una società che non è in crisi ma, anzi, gode di ottima salute e che in futuro non potrà che ampliare la propria attività, anziché ridurla.
Ecco perché i 200 milioni di razionalizzazioni nei business regolati, previsti dal Piano, in questo contesto sono incomprensibili ed inaccettabili. Serve una vera svolta e non continuare a pensare ad ulteriori efficientamenti e razionalizzazioni. Servono ulteriori inserimenti di personale e modelli organizzativi in grado di accompagnare i processi in maniera adeguata e un welfare al passo con i tempi e con la storia di questa Azienda.
Noi pensiamo che una società elettrica delle dimensioni di Enel, per il ruolo che gli è stato conferito e nel vantaggioso scenario prospettato debba fare di più e meglio. Le Lavoratrici e i Lavoratori del gruppo continueranno ad essere i protagonisti della transizione con il senso di responsabilità e partecipazione che hanno sempre dimostrato. Non sono, al contrario, i nemici da colpire con miopi logiche di efficientamento.
La “Persona” come abbiamo concordato con lo “Statuto” va messa al centro. E’ il momento di farlo. Filctem, Flaei e Uiltec hanno le idee chiarissime e lo hanno ribadito all’Azienda. Al centro deve restare lo sviluppo e il lavoro: serve creare valore, non generare tagli su un sistema già iper efficientato! Pensiamo che il confronto debba proseguire con specifici tavoli di approfondimento per ogni singola società o business line, per avere contezza delle reali intenzioni aziendali. Su quelli esprimeremo il nostro giudizio assumendoci le nostre responsabilità, come abbiamo sempre fatto, nell’interesse dei lavoratori che rappresentiamo.