Onorevoli Presidenti, onorevoli membri delle Commissioni Quinta e Quarta,
ITALIA SOLARE ringrazia vivamente per l’opportunità offerta. In quanto associazione rappresentativa di operatori attivi lungo tutta la filiera del fotovoltaico, riteniamo di poter fornire un utile contributo ai fini dell’esame del disegno di legge.
Innanzitutto una premessa: spiace molto che, nel dibattito pubblico che ha preceduto la presentazione del disegno di legge, gli operatori del fotovoltaico siano stati presentati in modo indistinto come speculatori all’assalto del territorio. La gran parte degli operatori del fotovoltaico, certamente i circa 1300 nostri iscritti, è costituita da imprese che ovviamente perseguono utili aziendali (e non potrebbe essere altrimenti), e tuttavia investono, nell’ambito delle regole nazionali e regionali, in un settore che può assicurare enormi benefici alla collettività: energia a costi contenuti e stabili, riduzione della dipendenza energetica, opportunità di lavoro, riduzione delle emissioni inquinanti e climalteranti. Pensiamo che sia ingiusto etichettarli come speculatori quando è evidente che molti problemi discendono da inerzie o gravi ritardi dei legislatori, in particolare nazionali.
Nonostante ciò, non intendiamo nasconderci: alcuni numeri possono essere letti come un potenziale rischio per il paesaggio e i beni ambientali della regione. Ci riferiamo, in particolare, alle richieste di connessione alla rete elettrica per nuovi impianti a fonti rinnovabili.
- Alcuni dati per meglio inquadrare le questioni
A livello nazionale, queste richieste, riferite a tutte le fonti rinnovabili, ammontano complessivamente a una potenza di circa 400 GW, delle quali 336 GW alla rete di trasmissione e la restante parte alle reti di distribuzione. Si stima che circa la metà di questa potenza sia da riferire a impianti fotovoltaici. Ci si limita di seguito ai dati riferiti alla rete di trasmissione perché, per il fotovoltaico, si tratta quasi certamente degli impianti a terra o comunque non su coperture.
Abbiamo già segnalato al Parlamento, nel corso della nostra audizione sul DL agricoltura, che sono numeri irrealistici, che suggeriscono certamente che il legislatore e l’autorità di regolazione nazionali adottino filtri e criteri di accesso e selezione più stringenti.
Per la Sardegna, il totale delle richieste di connessione alla rete di trasmissione è pari a 57,67 GW, di cui 23 GW fotovoltaici, 16,85 GW di eolico onshore, 17,82 GW di eolico offshore. Numeri certamente importanti, ma pur sempre riferiti a richieste di connessione.
Ci si tornerà di seguito: prima ci pare opportuno fare riferimento alla situazione reale. In Sardegna risultano operativi 1.186 MW di eolico e 1.431 MW di fotovoltaico, che affiancano una potenza a carbone di 1220 MW e una potenza a residui di raffinazione e prodotti petroliferi di oltre 750 MW.
Limitandoci al fotovoltaico, osserviamo innanzitutto che poco meno della potenza installata è costituita da impianti di potenza unitaria fino a 1 MW, tipicamente a servizio di abitazioni o piccole e medie imprese. Gli impianti con moduli a terra sono circa un centinaio per una potenza totale intorno a 800 MW.
Torniamo ora alle richieste di connessione, precisando innanzitutto che la richiesta di connessione è il primo passaggio di un iter che, nel caso di impianti di potenza superiore a qualche MW, è piuttosto articolata e complessa, comprendendo valutazioni inerenti strettamente la connessione dell’impianto alla rete elettrica, ma anche e ovviamente, valutazioni ambientali e infine l’autorizzazione alla costruzione e all’esercizio.
Orbene, dei citati 23 GW di richieste di connessione di impianti fotovoltaici in Sardegna, a quanto ci risulta (sono anni che chiediamo più trasparenza dei dati!) ci risultano autorizzati e non ancora in esercizio circa 500-600 MW, mentre sembra siano in corso di procedimento progetti per circa 6500 MW.
Da questi dati ci sembra che possano essere tratte alcune prime conclusioni:
- Gli impianti già muniti di autorizzazione sono in quantità piuttosto contenuta (500-600 MW), anche alla luce dell’obiettivo regionale 2030 previsto dallo schema di decreto aree idonee che, ci è sembrato di capire, viene criticato sotto diversi profili, ma non per quanto l’obiettivo 2030;
- È invece piuttosto significativo il dato riferito ai procedimenti autorizzativi in corso, che cumulano una potenza simile a quella dell’obiettivo regionale 2030.
- Le proposte di ITALIA SOLARE
Abbiamo già detto della nostra segnalazione al Parlamento in merito all’urgenza di affrontare il tema della quantità irrealistica di progetti che presentano le richieste di connessioni. Ci rendiamo infatti conto di quanto sia inaccettabile che la diffusione del fotovoltaico avvenga non sulla base di un governo del sistema, ma valutando i singoli progetti, peraltro con un ingestibile intasamento degli uffici regionali (e statali per alcune valutazioni ambientali).
E quindi riteniamo che il disegno di legge di moratoria in discussione presso il Consiglio Regionale della Sardegna ponga meritoriamente un tema reale e concreto.
Ci permettiamo però di aggiungere che, a nostro parere, la soluzione non è la moratoria: la Regione potrebbe invece procedere stabilendo regole e criteri di priorità nella valutazione dei progetti, ponendosi come modello per il Governo e per le altre Regioni.
In primo luogo, pensiamo opportuno consentire la costruzione degli impianti già autorizzati, di potenza complessivamente contenuta, come ricordato in precedenza.
Per quanto riguarda i progetti non ancora autorizzati, proponiamo che siano valutati (anche con riesame) sulla base dei seguenti criteri di priorità:
- Impianti ubicati su terreni industriali, terreni bonificati o da bonificare, cave, discariche;
- Impianti collocati nelle immediate vicinanze di stabilimenti industriali o di zone industriali, artigianali e industriali, intorno alle quali promuovere una cintura di impianti fotovoltaici (Solar Belt) che alimentino le utenze delle imprese ad essi vicini, assicurando energia a costi contenuti e stabili;
- Impianti su terreni riconosciuti come non produttivi;
- Impianti agrivoltaici “virtuosi”, che salvaguardino attività agricole esistenti o consentano di aumentare la produzione agricola, ad esempio mediante recupero o più efficiente utilizzo di terreni fertili.
Suggeriamo poi che siano, in ogni caso, sempre consentiti gli impianti sulle coperture degli edifici e gli impianti in autoconsumo, oltre che quelli facenti parte di comunità energetiche.
Pensiamo poi che possano essere considerate più adeguate modalità per aumentare le ricadute positive per il territorio, anche suggerendo al legislatore nazionale gli emendamenti normativi necessari. Ci riferiamo alla possibilità di aggiornare le modalità di compensazioni per i comuni, ancora disciplinate dalle Linee guida nazionali del 2010! Ci riferiamo anche alla possibilità di valorizzare gli impianti operativi per concorrere alla formazione professionale.
Concludiamo con un invito: il fotovoltaico non sia visto come un peso o un mero obiettivo da raggiungere per concorrere agli obiettivi nazionali ed europei. Secondo noi il fotovoltaico, nell’ambito di un adeguato governo della diffusione, è invece una opportunità per i cittadini e per le imprese perché può assicurare energia a costi contenuti e stabili. Questa opportunità è di particolare valore per una regione come la Sardegna, nella quale, purtroppo, la generazione elettrica avviene ancora prevalentemente da fonti fortemente inquinanti come carbone e residui della raffinazione.
A nostro parere, dunque, sarebbe preferibile che la Regione non solo miri all’obiettivo 2030, ma anzi acceleri per raggiungerlo il prima possibile e andare oltre, fino a rendere il fotovoltaico componente essenziale (e pulita) della generazione elettrica in Sardegna, adoperandosi affinché nel proprio territorio siano programmati e insediati anche le infrastrutture e i sistemi di accumulo necessari per la piena programmabilità della generazione elettrica da fotovoltaico.
Riteniamo che con un simile approccio il processo di diffusione del fotovoltaico nella Regione possa avvenire in modo ordinato e razionale, ma anche sostenibile sotto il profilo ambientale ed efficace in termini di benefici per i consumatori.