“L’utilizzo di batterie deve diventare al più presto elemento trainante per le Pmi italiane nel percorso verso la transizione green”, ha dichiarato Veronica Pitea, Presidente di Aceper, (Associazione dei Consumatori e Produttori di Energie Rinnovabili), l’associazione che riunisce oltre 10.000 associati. Sia il PNRR, sia il recente Piano Transizione 5.0 mettono a disposizione fondi per finanziare la costruzione di fabbriche che producano batterie, ma, come si può leggere anche nel rapporto della Corte dei Conti pubblicato nel corso dell’estate, la maggior parte di questi finanziamenti non vengono sfruttati.
“Anziché lasciare che i bandi vadano deserti sarebbe più utile rendere l’acquisto di batterie un intervento trainante per le nostre aziende, a prescindere dalla loro origine. Oggi, infatti, a causa della forte pressione fiscale in Italia non possiamo essere competitivi nella produzione di batterie, ma possiamo comunque utilizzare quelle prodotte all’estero. L’aumento dell’utilizzo di batterie di accumulo potrebbe essere un fattore cruciale per velocizzare la transizione green delle Pmi e quindi vanno incentivate qualunque sia la provenienza’, ha spiegato Veronica Pitea.
“Destinare le risorse all’acquisto di batterie – prosegue Pitea – è la cosa migliore da fare in questo momento per almeno due ragioni: in primis, le batterie diventerebbero un componente cruciale per la rete: infatti stoccando l’energia in batterie potremmo migliorare la capacità della rete elettrica che diventerebbe più stabile e affidabile facilitando l’integrazione delle rinnovabili. Inoltre, le Pmi potrebbero diminuire notevolmente i costi d’acquisto delle materie prime utilizzando le batterie anche di notte e in tutte quelle fasce orarie in cui l’impianto fotovoltaico non produce l’energia che ha stoccato durante il giorno”.
Come recentemente riportato da Il Sole 24 Ore l’Italia nel 2024 ha fin qui speso solo 8,9 miliardi di euro contro i 44 miliardi previsti dal PNRR. “I motivi per cui ancora oggi le Pmi non riescono a sfruttare a dovere i fondi messi a disposizione dal Governo sono essenzialmente tre: la prima motivazione è la poca pubblicità e di conseguenza la scarsa conoscenza da parte delle Pmi delle opportunità e delle manovre finanziarie che lo stato mette a disposizione. Poi va sempre considerata la spiacevole complessità burocratica a cui si va incontro nel corso della presentazione delle pratiche e infine il fatto che molti dei progetti potenzialmente finanziabili non sono ad oggi sostenibili per le Pmi italiane nel lungo periodo”, ha concluso Veronica Pitea, Presidente di ACEPER (Associazione dei Consumatori e Produttori di Energie Rinnovabili).